Poesia

Poesia della Mongolia

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B. Yavuukhulan

DOVE SONO NATO



Sono nato signore del cielo blu profondo,

negli spazi tra due stelle distanti,

negli anelli intorno alla luna rocciosa, dove poco succede.

E, laggiù, nel blu, dove i miei occhi possono vedere l'orizzonte,

Sono nato signore del cielo blu profondo.

 

Sono nato signore tra le montagne innevate,

nella vorticosa brina, dove le nuvole sovrastano le vette,

nei fiocchi di neve scintillanti, dove si trasformano in ghiaccio.

E, dove gli yak sopravvivono un inverno freddo,

Sono nato signore tra le montagne innevate.

  

Sono nato signore della steppa sconfinata,

dove i miraggi rivive a primavera,

nelle valli, dove l'inverno fa tremare i denti dei cammelli.

E, dove le orme dei dinosauri erano state conservate,

Sono nato signore della steppa sconfinata.


Sono nato signore nell'acqua dei fiumi,

dove, le onde riflettano sotto luna d’argento,

dove,  i cavalli dei miei antenati lavarono le polvere aggrappate agli zoccoli

con l’acqua santa della mia patria,

Sono nato signore nell'acqua dei fiumi.


Sono nato signore nel profumo dolce dei fiori,

nelle foglie coperte di notte rugiada dell’alba,

nelle petali dove luccicano le stelle.

E, nelle stelle alpine, benedette con l’eternità,

Sono nato signore nel profumo dolce dei fiori.


Sono nato signore in una gher, sonnecchia come un cigno, 

nel cordone intrecciato della tenda bianca di un lucernaio, 

e nel focolare, dove brucia ardentemente il fuoco vivo,

E, dove, i mongoli vissuti per centomila generazioni,

Sono nato signore in una gher, sonnecchia come un cigno.

 

Sono nato signore nella mente di una bella donna,

nella tenerezza del suo sguardo, tra le ciglia,

nella pieghe della sua deel, profumato di latte.

E, nella sua modestia, e nei suoi pensieri,

Sono nato signore nella mente di una bella donna.

 

Sono nato signore di un possente cavallo da sella,

con la criniera al vento, come un forte sibilo,

E, sul dorso di un takhi, da una mandria del deserto,

oltre il vento, non sella nessuno.

Sono nato signore di un possente cavallo da sella.

 

Sono nato signore dell’acquazzone,

nel lampo di fulmine che spaventa il cielo sereno,

nei chicchi bianchi che riempiono l’area pura.

E, nei sette colori dell’arcobaleno della steppa,

Sono nato signore dell’acquazzone.

 

Sono nato signore nella melodia di una canzone elegante,

nel calice d’argento avvolta in una sciarpa blu,

nella melodia discrete ed eleganti di una canzone lunga.

E, nel destino di gioia e di miseria di un uomo,

Sono nato signore nella melodia elegante di una canzone.

 

Sono nato signore nel paese del cielo blu,

nelle storie del passato famoso della Mongolia,

nella fiamma della democrazia,

E, nelle pieghe di questa terra d’oro,

Sono nato signore nel paese del cielo blu.



B. Yavuukhulan

Tradotto da: Tulgaa Bayantuul (dalla lingua mongola)

15/02/2012

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Ch. Chimid  

“Sono nativo della Mongolia” (1945)


Sono nato nella casa di un pastore della steppa

Il fumo del focolare profuma nell'area

La steppa è la mia terra fertile 

Penso che questa sia la mia culla.


Mentre guardo l'orizzonte con orgoglio

E la vasta steppa del mio paese, come una nebbia azzurra

Il vento della mia terra soffia come accarezzarmi,

Nel pensare, come fosse la mano di mia madre sfiorarmi, mi commuovo e

Le lacrime di gioia riempiono i miei occhi... 



Tradotto dalla lingua mongola: Tulgaa Bayantuul

2018/09/06


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B. Yavuukhulan

La Fermata di un Stambecco - Tekhiin Zogsool


L'inverno di quell'anno, era da non dimenticare!

E come era alta quella cima della “Fermata del Stambecco”!


Nel profondo della montagna color marrone

C’era il campo chiamato “Khuush”

Era lungo da raggiungere e distante

Era un riparo per l’inverno.

 

Un giorno di quel autunno caldo

Mio padre decise di andare verso la montagna

E cosi, proprio verso il campo di “Khuush”

Deciso di trascorrere l’inverno con altre due famiglie...

Le cime delle montagne circostanti

Erano tutte talmente alte

Tra queste c’era anche la “Fermata del Stambecco”

Era molto più in alto da dove ci trovavamo...


Arrivando al campo invernale

Mio padre spesso andava a caccia,

Per prepararsi per l’arrivo del signor inverno

Con le nostre famiglie incominciammo a lavorare.


Dico, come era bello e tiepido

l’inverno di quel'anno,

Dico come era comodo passare l’inverno

In quelle montagne, dove l'erba e già coperte di neve...

…Nelle montagne del Gobi, come al solito

Sta giungendo la primavera

Per le nostre tre famiglie è arrivato il momento

D’avvicinarsi verso il fiume.

Una mattina, mio padre mentre era fuori dalla gher

Mi chiamò, dicendomi di guardare verso la montagna

Mettendomi in mano il suo cannocchiale.

Che cosa vedi sulla “Fermata del Stambecco”?

Guarda bene! disse mio padre

E l'istante successivo, sospirò profondamente.

 

Vedo la cima

Vedo un'aquila che vola nel cielo, guardando verso il suo nido.

Il picco della montagna sembrava cosi vicina che quasi si poteva toccare,

Il cielo sopra di noi era senza nuvole.

E disse mio padre, Fissa lo sguardo sulla “Fermata del Stambecco”!

C'è un animale, sopra la cima, trovalo

Aggiunse mio padre.

Vedo la cima della montagna, che ero abituato vedere durante tutto l’inverno

Li, in cima vedo una capra selvatica, appoggiata con le sue grandi corna.

Vedendo questo bel animale delle montagne

Che domina dall'alto tutta la vallata, ho gioito tanto.

"Questa è una capra nera!"

Ho quasi urlato dalla gioia.

Senza dire una parola e fumando con la sua pipa,

Mio padre tornò alla gher.

Alla notizia dello stambecco,

Altri vicini di casa ci raggiunsero da noi.

Mio padre rimase silenzioso

Senza dire una parola aspettando di bere il suo tè,

Si schierò la sua gola con la tristezza dentro

E cosi raccontò: 

- Ho ricevuto molti doni dai monti con il picco d'argento.

Ma vedo per la prima volta, un stambecco che si trova in cima alla sua ultima fermata.

E proprio quel meraviglioso stambecco che lo scorso anno, si dissetava

nella “Acqua di Capra",

E senza dubbio, è alla sua ultima fermata.

 

Essere nati e poi morire

E' la legge delle cose viventi!

Lasciare la sua terra natale

Non è cosi facile!

 

Dicono che, il caprone quando invecchia

Non può più sopportare le sue corna,

E diventa incapace a seguire la sua mandria.


Dicono che, si ritorna alla montagna

La dove si è nati,

Si sdraia al luogo

Dove tanto tempo fa sua madre lo mise in vita.


Dicono che, nei suoi ultimi giorni di vita

Salgono fino alla cima dei monti,

In questo mondo, lo chiamano

“La fermata del Stambecco”.


Dicono che, rimane immobile per giorni e giorni su questa cima alta,

Si guarda alle spalle tutta la sua vita passata.


Dicono che, è felice nel vedere

L'acqua pura che beveva,

Osserva felicemente

Il pascolo dove si nutriva.


Dicono che, vede l'ultima volta

La sua mandria,

E getta un ultimo sguardo

Alla sua terra nativa.

Dicono che, a causa del peso delle sue corna

Cadrà dalla cima

Cosi mancherà

Dal questo mondo luccicante.


Tutti ascoltavano in silenzio

La storia che raccontava mio padre,

Sulla guancia di una anziana

Scorrevano le lacrime.

Da quel giorno mio padre

Sembrava preoccupato

Per un po’ di tempo deciso di non lasciare

Il campo dell'inverno.

Il turno della guardia delle pecore

Arriva veloce con le tre famiglie,

E soli tre giorni sono passati,

Ritorna presto il nostro turno.

Ogni mattina mio padre seduto fuori dalla gher

Osserva la cima

E ci raccomanda di non andare lassù a pascolare le pecore, 

per non disturbare la dove il stambecco...

 

E cosi, le tre famiglie che rimassero

Nel campo invernale “Khuush”...

Il picco triangolare che alla vista

Attira gli occhi umani.


Lo stambecco!  Che appoggiava le sue possente corna verso il cielo blu

E l’aquila che girava tutto il giorno, sopra di lui.

E cosi per giorni e giorni

Mio padre guardava questa immagine

E questa immagine, per giorni e giorni

Ci ha tenuti in quel campo invernale.

Una mattina, mio padre dopo aver guardato a lungo la cima

Ritorna alla sua gher.

Ma, lo abbiamo visto contento e sorridente che beveva il suo tè.

Come sospettavo,

E’ andato via come da legge degli animali, e disse mio padre

E’ meglio così, lo sfortunato!" Simpatizza mia madre.

 

La mattina seguente le nostre tre famiglie

Caricammo tutto per il trasloco

Tutti insieme uomini donne, bambini e gli animali da pascolo

Lasciamo il campo invernale.

 

Mio padre gira gli occhi verso la “Fermata del Stambecco”

E dolcemente mormorò

-La mia patria!


Come è durato a lungo

L'inverno di quell'anno,

E come era alta quella cima

Della“Fermata del Stambecco”!

B. Yavuukhulan

E la lasciamo con un pensiero per quel posto cosi triste.



Tradotto dalla lingua mongola: Tulgaa Bayantuul

01/04/2012



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B. Yavuukhulan

THE LAST STOP OF THE IBEX – Tekhiin Zogsool

 

The winter of that year, was unforgettable!

And how high was the peak of the “Last stop of the Ibex”!

 

Deep in the brown mountains

There was a winter camp called “Khyysh”

It was distant and long to reach

It was a shelter for the winter...

One day of that warm autumn

My father decided to move to the mountain

And so, in the winter camp “Khyysh”

Decided to spend with two other families.

The peak of the mountains, were all so high

Among these a “Stop of the Ibex”, was much higher from where we were...

Arrived at the winter camp

My father often went for hunting

And our families started, for a while

Preparing for a winter.

It was beautiful and warm

The winter of that year

It was convenient to pass a winter

In those mountains, where the grass covered by snow...

 

...In the mountains of Gobi, as usually, spring season comes

For all three families, it is a time to approach the river...

One morning, my father called me

While he was outside of the gher

Asking me to look at the mountain peak

Putting in my hand his telescope.

What do you see on the “Stop of the Ibex”?

Have a look! said my father,

And in the next instant

He sighed deeply.

 

I see the peak

I see an eagle flying in the sky, looking toward his nest.

The peak of the mountains seemed so close, that I could almost touch,

The sky above us was without any clouds.

 

Look into the “Stop of the Ibex”!

Said my father,

There is an animal, over the top, find it

Said my father.

I see the mountain peak

That I used to see through whole winter

There, over the top, I see a wild mountain goat

Leaning his big horns.

 

Seeing this beautiful animal of the mountain, which dominates the whole valley

I enjoyed so much.

“This is a black goat”!
I almost screamed with a joy.

 

My father back to the ger

Without saying any word and smoking his pipe,

At the news of the ibex

Other neighbors joined us.

 

My father was silent and thoughtful

Waiting to drink his tea,

With sadness in his throat

Said a story:

- I received many grace from the mountains with a silver peak

But I see for the first time, a wild mountain goat is standing on its last stop.

And that mountain goat, last year was thirsting in the “Water of the Goat”

And without any doubt, on his last stop.

Being born and then die

The law of the nature!

To leave his native land

It is not easy!

 

Then said, when the mountain goat gets old

It can no longer bear his horns

And becomes incapable to follow his herd.

 

Then said, the mountain goat goes back to the mountain

He lies to the place, where he was born

Where, long time ago his mother put him in life.

 

Then said, in last days of his life

He climbs to the peak of the mountain

In this world, we call it “The stop of the Ibex”.

 

Then said, for a days and days

He remains on this high peak,

He looks behind, all his past life.

 

Then said, he is happy to see

The pure water where he nourished,

And observes happily

The pasture where he has fed.

 

Then said, he looks for the last time his herd,

And he throws a last glance to his native land.

 

Then said, due to the weight of his horns

Will fall from the mountain top,

So will go away from this glittering world.

 

All listened in silence

The story told by my father,

On the creek of an elder woman

The tears flowed.


From that day my father

He looked worried

For some time decided not to leave the winter camp...

Turns soon the turn of the sheep guard

Within three families,

Just three days have passed

Back again our turn.

Every morning my father sitting outside of the gher

Looking at the mountain peak and recommending,

Do not pasture the sheep up to mountain, do not disturb the ibex.

 

The three families remaining

In the winter camp  “Khyysh”

The triangular peak at the sight

Attracting the human eyes.


The Ibex! Leaning his mighty horns in the blue sky

And the eagle wandering above him, all the day.

 

And so, for days a days

My father looked at this same picture

And this image, kept us in the winter camp, for days a days.

 

One morning, my father after looking the mountain peak

Back to the gher

But, I saw him happy and smiling and drinking his tea. 

As I suspected, the Ibex is gone away by law of the nature, said my father.

It is better in this way, the "unfortunate", sympathize my mother.

 

The next morning our three families

Started early to move

All together, the men, the women, the children and animals

Left the winter camp.

 

My father rolls his eyes

Towards to the “Stop of the Ibex”

And softly murmured

-My native place!

 

How long it lasted

The winter of that year,

And how high was

The peak of the “Stop of the Ibex”!




B. Yavuukhulan

Translated from Mongolian Language: Tulgaa Bayantuul

01/04/2012


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D. Natsagdorj

   IL MIO PAESE NATIVO


 Khentii, Khangai e Sayan, maestose catene montuose

La bellezza del nord, le foreste e le creste boscose

Menen, Sharga e Gobi, inestimabile vasti deserti

Le meraviglie del sud, le dune di sabbia

Questo è il mio paese nativo,

Bellissima Mongolia

 

Kherlen, Onon e Tuul, i fiumi trasparenti e cristallini

Dove i popoli si nutrono dal sorgente

Khovsgol, Uvs, Buir, i laghi blu profondi

Tutte le creature nutrono dalle loro fonti

Questo è il mio paese nativo,

Bellissima Mongolia

 

Orhon, Selenge, Khohui, i fiumi meravigliosi

I ricchi tesori di minerali nascosti sotto crinali di montagna

Statue e templi storici, le rovine delle città antiche

Le strade tortuose scompaiono in lontananza

Questo è il mio paese nativo,

Bellissima Mongolia

 

Le nevi cristalline brillano nelle cime delle montagne

Le maestose cime visibili da lontano

Il cielo blu senza nuvole e la steppa desolata

L’anima delle genti aperta nei spazi ampi

Questo è il mio paese nativo,

Bellissima Mongolia

 

Tra le montagne e Gobi, vasto paese dei Khalkha

Da bambino attraversavo a cavallo su lunghe distesa della pianura

a caccia di antilopi e animali, e 

i Cavalli che corrono su colline e giù nelle valli

Questo è il mio paese nativo,

Bellissima Mongolia

 

L’erbe strette che ondeggiano al vento

I miraggi fantastici nella pianura aperta

La terra unita da formidabili eroe

I santuari di pietra, con preghiere tradizionali

Questo è il mio paese nativo,

Bellissima Mongolia

 

I prati verdi crescono nel pascolo aperto

Le catene montagnose che si intrecciano in lontananza

Le terre e i pascoli per muoversi nelle quattro stagioni

Cinque tipi di grano crescono nel terreno fertile

Questo è il mio paese nativo,

Bellissima Mongolia

 

Le montagne, dove i nostri antenati riposano in pace

La terra, dove sono nati e cresciuti i figli e nipoti

I cinque tipi di mandrie riempiono i spazi aperti

Affascinante sempre nel cuore dei Mongoli

Questo è il mio paese nativo,

Bellissima Mongolia

 

Nel inverno estremo coperta da neve e ghiaccio 

Dove, i cristalli scintillano e brillano

Nel sole estivo, i fiori che sbocciano

Gli uccelli migranti cantano da lontano

Questo è il mio paese nativo,

Bellissima Mongolia


Tra Altai e Hyangan, ricco mio paese

Dove sono vissuti le nostre madri e i nostri padri benedetti per noi

Sotto il raggio di sole, sereno mio paese

Sotto la luna d’argento, rimarrà la dimora eterna

Questo è il mio paese nativo,

Bellissima Mongolia

 

Gli Unni e Syanbi antenati da questa terra

Nell'era dei blu Mongoli, diventato un paese invincibile

Da generazioni a generazioni, abituati a vivere qui

Nuovo paese Mongolo coperto da una bandiera nuova

Questo è il mio paese nativo,

Bellissima Mongolia

 

Il nostro paese nativo è incantevole

Se arrivano i nemici, li scacciamo via

Il nostro bel paese nato per prosperare

Costruiamo futuro nuovo mondo con grandi azioni.

Questo è il mio paese nativo,

Bellissima Mongolia



D. Natsagdorj (1931-1933)

Tradotto da: Tulgaa Bayantuul (dalla lingua mongola)




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D. Natsagdorj

MY NATIVE LAND

 

The majestic mountain ranges of the Khentii, Khangai and Sayan,

The beauty of the North, the forests and thick wooded ridges,

The priceless vast deserts of Menen, Sharga and Gobi

The wonders of the South, amazing sand dunes

This is my native land

Beautiful country of Mongolia

 

The crystal clear rivers of sacred Kherlen, Onon and Tuul

Their streams and springs nourish all people,

The deep blue lakes of Khovsgol, Uvs and Buir, 

Where, all creatures are nourished by their sources

This is my native land

Beautiful country of Mongolia

 

The most beautiful rivers of Orkhon, Selenge and Khohui, 

The rich mineral treasures hidden in the mountain ridges

 The ruins of ancient cities, statues and historic temples,

The winding roads disappear in a distance

This is my native land

Beautiful country of Mongolia

 

The snow crystal sparkles in the mountain tops

The prominent peaks visible from the distance

The endless virgin landscape under the blu sky

The soul of the people in open wide spaces

     This is my native land    

Beautiful country of Mongolia

 

The vast country of Khalkha, between mountains and Gobi,

The steppe, from child I crossed on the horseback

Hunting antelope and animals over long distances,

The horses running up hills and down valleys

This is my native land

Beautiful country of Mongolia

 

The land of narrow herbs swaying in the wind

The fantastic mirages undulating in the open plain

The land united by formidable heroes

The shrines of stone with traditional prayers

This is my native land

Beautiful country of Mongolia

 

The green grass growing in the open pasture

The mountain ranges intersecting in the distance

The land and pastures to move with the four seasons

Five types of wheat grown in the fertile soil

This is my native land

Beautiful country of Mongolia

 

The mountains, where our ancestors rest in peace

The land, where the child and grandchild born and grew up 

The five types of cattle fill the open spaces

Increasingly attractive in the heart of the Mongols

This is my native land

Beautiful country of Mongolia

 

The land covered by snow and ice, in extreme winters

Hence the crystals sparkling and shimmering

The flowers blooming in the sunny summer,

The migrant birds sing from the distant land

This is my native land

Beautiful country of Mongolia

 

The rich my country, among Altai and Hyangan

The land, where our mother and father lived and blessed us,

Under the ray of sunshine, serene my country

Under the silver moon, will remain as eternal home

This is my native land

Beautiful country of Mongolia

 

The Hun and Sung ancestors were from this land

In the era of the blue Mongols, became invincible country

From generation to generation, used to live here

New Mongolian country covered by a new flag

This is my native land

Beautiful country of Mongolia

 

Our native lovely country

If the enemies arrive, cast them out

Our beautiful country born to prosper

The future new world built with great deeds.



D. Natsagdorj (1931-1933)

Translated by: Tulgaa Bayantuul (from Mongolian language)
28/02/2012

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D. Natsagdorj (1927)

Studiare in un paese straniero.


Mentre viaggiavo da casa andando a studiare in un paese straniero

I venti d'autunno soffiavano sul viso

L'erbe ondeggiavano da una leggera brezza

Il fumo blu del camino di casa sfuggiva in lontananza.

 

Centinaia di montagne, mille fiumi che invitano

Villaggi e città, e le persone passano per la strada

Il giovane uomo guardando attraverso il finestrino tutto questo

Si sorprende e attira la sua attenzione.

 

Dimenticando le stanchezze nella sua mente

Apprendendo in una lingua straniera con gioia

Le nuove cose e i modi diversi da vivere

Tutto questo per lui era come tuffarsi nel profondo dell’oceano per prendere le perle.



Confrontando il passato con il futuro

Passano mille pensieri e le stelle cadenti.

Dai luoghi, dove le oche selvatiche non arrivano

Il figlio di qualcuno torna a casa laureandosi.


Tradotto dalla lingua Mongola - Bayantuul Tulgaa
01/09/2011

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D. Natsagdorj (1927)


Study in a foreign country.

While traveling from home, to study
in a foreign country
The autumn winds blowing into face
The grass sways by gentle breeze
The blue smoke of home chimney escapes in the distance.

Hundreds of mountains, a thousand rivers inviting
Villages and towns, and people crossing on the road
The young man looking through the window all this
And surprises and attracts his attention.

Forgetting the weariness in his mind

Learning a foreign language with a joy
New things and different ways to live
For him all this seems to diving into the ocean to catch a pearl.

Comparing the past with a future
Thousand thoughts and shooting stars gone away.
From places, where the wild geese will not migrate,
Somebody's son returns to home graduated.


Translated by:  Tulgaa Bayantuul


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Dedico questa traduzione alla mia terra e ai suoi pastori, mentre mi trovavo in Marocco, lontano da casa, confrontavo la vita dei nomadi Mongoli con quelli dei Berberi (Bedouni) che hanno simile stile di vita, cavalli, pecore, cammelli e pascoli.

Il mio piccolo agnello (D. Natsagdorj)

 

Il mio piccolo agnello

Con una macchia sulla fronte

Tra le migliaia di pecore

Era facile da riconoscere

Belando belando lentamente

Veniva sempre da me.


Con il manto di color bianco

Con gli occhi di color nero

Il mio piccolo agnellino era il più bello

Tra le migliaia di pecore.

Attorno alla gher, 

Agnellino giocava con me, tutto il giorno.


Abbassandosi sulle sue zampe davanti sua madre

Cercando le mammelle, si allattava.

Saltando sopra le mie ginocchia

Si facevo di coccolare da me.

Correndo di qua e di là

Rendeva felice il suo Pastore.


D.Natsagdorj (1933)

Tradotto dalla lingua Mongola - Bayantuul Tulgaa
01-04-1999, Casablanca


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My little Lamb (D. Natsagdorj)


My little lamb

With spot on the forehead

Among thousands of sheep

Easy to recognize

Bleating bleating slowly

Always coming to me.


With white pearly fur

With lovely black eye

Among thousands of sheep

My little lamb is beauty.

All around home

Only lamb and me playing.


Leaning on legs in front of her mother

Feeding by mother’s breast.

Jumping over my knees

Cuddling up to me.

Running around everywhere

Making happy the shepherd.


Translated by : Tulgaa Bayantuul 

 


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Dedico questa traduzione alla Feste delle Mamme.


D. Natsagdorj

Mia Madre 

Bellezza della Mongolia, mia madre, mi ha dato la vita.

Cantava con la sua voce melodica la ninna nanna mentre mi stringeva a sé, mia madre.

Accarezzandomi con le sue mani morbide mi ha fatta crescere, mia madre.

Con le sue parole sagge ha educata me, mia madre. 


D.Natsagdorj (1935)

Tradotto dalla lingua Mongola - Bayantuul Tulgaa
08-03-1997. Trieste, Italy


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My Mother 

Beauty of Mongolia, my mother, who gave me life.

With her melodic voice she sung the lullaby while hugging me, my mother.

With her warm hand she caressed me to grow up, my mother.

With her wise words, have brought me, my mother.


D. Natsagdorj (1935)

Translated by: Bayantuul Tulgaa
Dedicated to Mongolian Mother's Day,
08-03-1997, Trieste, Italy




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